2020

REMO RAPINO

Attraverso il miracolo di una lingua imprevedibile, storta e circolare, a metà tra tradizione e funambolismo, Remo Rapino ha scritto un romanzo che diverte e commuove, e pulsa in ogni rigo di una fragile ma ostinata umanità, quella che soltanto un matto come Liborio, vissuto ai margini, tra tanti sogni andati al macero e parole perdute, poteva conservare.

TEA RANNO

Tea Ranno torna a percorrere i territori fiabeschi e solari dell’Amurusanza con il suo stile che fonde dialetto siculo e poesia e si lascia contaminare dal realismo magico sudamericano. Il risultato è una narrazione corale ipnotica, un moderno presepe fatto di personaggi vitali e incandescenti, una generosa parabola di accoglienza e solidarietà.

DEMETRIO DI GRADO

In “Eravamo puri senza pretese” sono le immagini le protagoniste di un racconto ventennale sulla ricerca artistica di Demetrio Di Grado. Dagli inizi caratterizzati da una pittura materica ispirata al paesaggio, fino al graduale passaggio ad una tecnica, il collage, in cui Di Grado coniuga l’esperienza pittorica con quella di un nuovo modo di esprimersi, immediato e introspettivo.
Progetto editoriale di Dario Bisso, Responsabile di redazione Francesco Piazza, Coordinamento Monica Vassallo.

COSTANZA DIQUATTRO

Donnafugata è un luogo, a due passi da Ragusa. Donnafugata è un tempo, l’Ottocento. Donnafugata è un casato, tra i più antichi di Ibla, che di quella terra e quei giorni incarna gioie, patimenti e futuro. Alla sua testa c’è lui, il barone Corrado Arezzo De Spucches, di cui il libro è quasi un diario privato: da quando scappava bambino da don Gaudenzio; agli anni in cui, ragazzo, compie gli studi a Palermo e lì fa sua la voglia di rivoluzione; a quelli in cui, marito, padre e poi nonno, vive e invecchia «circondato dalle fimmini», amandole tutte teneramente. In una carezza lunga quasi un secolo, questo è il ritratto intimo di un illuminato uomo pubblico, ma pure la storia frugale e aggraziata di una famiglia unica e insieme qualunque.

DIEGO MORMORIO

Diego Mormorio ha di recente curato la mostra “Leonardo Sciascia e la Fotografia” a Racalmuto, che si compone di 27 istantanee, mai rese pubbliche fino a ora, che fissano impressioni di un continente in piena rinascita dopo il Secondo conflitto mondiale e testimoniano, ancora una volta, l’interesse dell’autore per le arti figurative. In un intrecciarsi di simmetrie e prospettive che denotano una profonda conoscenza, non solo delle tecniche fotografiche, ma anche della pittura e della grafica, rigorosamente in bianco e nero, si susseguono scatti che hanno immortalato paesaggi ancora poco toccati dall’uomo, città colte nei momenti di quiete e di silenzio, piccoli ricordi familiari.

carmelo bongiorno

Tagli, una lunga ricerca che ha reso visibili come non mai le pulsioni del vedere con la fotografia una vicenda personale che ha attraversato la sua vita nella costante presenza di un permanente dolore, poi mitigato in questi ultimi anni dalla speranza di una rinascita.
Il visibile e l’invisibile si pongono nella fotografia sullo stesso piano, senza distinzioni e senza cadere nella retorica dei significati e delle simbologie. Questa congiunzione tra realtà e simulazione della medesima non è mai artificiale, forzata o esteticamente imposta a favore del piacevole effetto fine a se stesso.

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